Buongiorno
a tutti gli affezionati!!
Oggi
in occasione della Giornata della Memoria anche L’Associazione L’Atelier vuole
dare il suo piccolo simbolico contributo segnalando alcuni libri
sull’argomento.
Cominciamo
con due bellissimi albi illustrati per avvicinare i bambini all’argomento ma
anche per adulti amanti del genere:
“L’albero di Anna”
edito da Orecchio Acerbo con le splendide illustrazioni di Maurizio Quarello
“Il volo di Sara” edito da Fatatrac con le poetiche illustrazioni di Sonia
Possentini e la delicatissima e commovente storia scritta da Lorenza Farina
Per
bambini un po’ più cresciuti segnalo:
"Destinatario sconosciuto" di Kressmann Taylor edito da Rizzoli.
Ricordo
che all’epoca in cui l’ho letto mi era molto piaciuto soprattutto per il colpo
di scena finale
“I
crudeli giardini della vita” di Michel Quint edito da Rizzoli.
Un
libro molto commovente. E’ la storia di un bambino che si vergogna del padre
perché nei fine settimana si traveste da clown.. ma è un clown triste, che non
fa ridere.. Anni più tardi scoprirà il motivo che portava il padre a fare tutto
ciò…e qui le emozioni diventano intense!!..
“La banalità del bene” di Enrico Deaglio da cui è stato tratto il film “Perlasca”
di Alberto Negrin con Luca Zingaretti e Amanda Sandrelli. Economica Feltrinelli
“L’amico ritrovato” di Fred Uhlman anche questo edito da Economica Feltrinelli
Il
romanzo “La lista di Schindler” di Thomas Keneally Sperling & Kupfer …
…da
cui è stato tratto il film “Schindler's List” di Steven Spielberg premio
Oscar per la miglior regia e il miglior film
Infine
vi segnalo la figura di IRENA SENDLER che merita di essere ricordata per
il suo contributo alla causa.
Dalla
sua biografia è stato tratto anche un film:
Nel
2007 la Sendler venne candidata al premio Nobel per la pace ma, per motivi che
potete ben immaginare, le è stato preferito Al Gore.
Marcela
Serrano nel suo ultimo romanzo “Dieci donne” edito da Feltrinelli la omaggia
raccontando la sua storia. Mi
è piaciuto il gesto della Serrano perché per raccontare la vita di questa donna
coraggiosa ha fatto una forzatura rispetto al racconto che stava narrando. La
sua intenzione è, a mio avviso, piuttosto evidente e lodevole: fare in modo che
di questa vicenda rimanga traccia. Tutte le volte che qualcuno leggerà il suo
romanzo, Irena Sendler verrà ricordata.
A
pagina 152 del libro Marcela Serrano attraverso le parole di Layla, la
protagonista del racconto, scrive:
“L’amore per i bambini è una strana dote di cui sono sprovvista.
Non è una prerogativa di qualsiasi essere umano o delle
donne. E’ come la fede, o ti è stata data oppure no.
A questo proposito un paio di anni fa ho sentito una storia che ha
continuato a frullarmi per la mente….
..Si tratta di una donna polacca di nome Irena Sendler. Era nata
nel 1910, nella periferia di Varsavia. Lavorava come operatrice sanitaria al
Dipartimento per la Salute, quando Hitler occupò la Polonia. Quando i
nazisti rinchiusero mezzo milione di ebrei nel ghetto, vietarono l’ingresso di
alimenti e servizi medici, ma erano preoccupati per le malattie contagiose.
Per questa ragione chiesero a Irena Sendler di controllare i
focolai di tubercolosi all’interno del ghetto. Tale incarico significò per lei
la possibilità di entrare e uscire dal ghetto senza restrizioni. Approfittò di
tale “privilegio” per salvare i bambini ebrei. Andò a parlare con i genitori,
uno per uno. Chiese loro di consegnarle i bambini, così li avrebbe portati
fuori di lì.
Non fu facile convincerli. Irena era sicura che nessuno sarebbe
sopravvissuto. Ma i genitori si aggrappavano alle illusioni più assurde pur di
non separarsi dai figli
Quasi tutti finirono per cedere. Non soltanto per il rischio di
venire sterminati. Ma per la fame e le malattie. E così, piano piano, ogni
giorno si portava via un bambino.
Li nascondeva nello zaino o in mezzo agli stracci sotto il
mantello. Ammaestrò un cane in modo che abbaiasse ogni volta che un tedesco si
avvicinava. Così i nazisti sentivano i latrati del cane e non l’eventuale
pianto del bambino. Viaggiava sul retro dell’ambulanza che l’accompagnava
quotidianamente, con il suo cane e il suo carico clandestino, e oltrepassava i
muri del ghetto.
Sistemò quei bambini in diverse famiglie cristiane che si presero
cura di loro. Ma non voleva che dimenticassero la loro vera identità. Annotò su
un pezzo di carta ogni nome ebreo con il nuovo nome a fianco. Infilò i
bigliettini dentro un barattolo di vetro. Lo sotterrò nel cortile di casa sua,
sotto un melo.
Un giorno fu arrestata dalla Gestapo.
Venne torturata brutalmente. A bastonate le spezzarono i piedi e le
gambe. La picchiarono su tutto il corpo con mazze di legno. Venne dichiarata
colpevole e organizzarono la sua esecuzione. Riuscì a fuggire, corrompendo una
guardia. Visse in clandestinità sino alla fine della guerra. Tornata in
libertà, subito si precipitò sotto al melo di casa sua. Disseppellì il
barattolo con i nomi. Quasi tutti i genitori erano morti.
Trascorse la vecchiaia in un ospizio per anziani, dove una
sopravvissuta si prendeva cura di lei. Una donna ebrea che aveva portato via
dal ghetto quando aveva sei mesi. Dentro una cassetta per gli attrezzi, con il
suo cane vicino.
E’ morta poco tempo fa.
Sono venuta a conoscenza di questa storia perché l’hanno candidata
nel 2007 al Nobel per la
Pace. Il suo rivale era Al Gore, che ha vinto.
Ma chi e ne frega dei premi: Irena Sendler aveva dato la sua vita
per migliaia di bambini che non conosceva neanche.
Bambini ebrei…”
Concludo
citando la famosa canzone di Guccini “Auschwitz” invitandovi a
riascoltarla ma soprattutto mi congedo riportando ciò che Guccini dice prima di
cantarla:
”La colpa di questa canzone è che ci sono ancora quelli che
fanno si che questa canzone sia ancora attuale e debba ancora essere cantata …”
F. Guccini
Un
caro saluto a tutti
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