mercoledì 21 dicembre 2016

UN NUOVO INIZIO




giovedì 10 novembre 2016

L'ARTE DI ESSERE FRAGILI



"Viviamo in un’epoca in cui si è titolati a vivere solo se perfetti. Ogni insufficienza, ogni debolezza, ogni fragilità sembra bandita. Ma c’è un altro modo per mettersi in salvo, ed è costruire, come te, Giacomo, un’altra terra, fecondissima, la terra di coloro che sanno essere fragili".

Ho acquistato “L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita” di Alessandro D’Avenia d’impulso…diciamo che sono andata in fiducia..




Non avendolo ancora letto trascrivo qui sotto un estratto della presentazione che lo stesso autore fa del suo libro:

" Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno senza soccombere a sconfitte, fallimenti, sofferenze, anzi trasformando questi ultimi in ingredienti indispensabili a nutrire l’esistenza? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana? 
Sono domande comuni, domande che non hanno risposte semplici - perché semplice la vita non lo è mai - ma che, come una bussola, se non le tacitiamo possono orientare la nostra esistenza. Leopardi, spesso frettolosamente liquidato come pessimista e sfortunato fu invece un giovane uomo affamato di vita e di infinito, fu un cacciatore di bellezza, intesa come pienezza che si mostra nelle cose di tutti i giorni a chi sa coglierne gli indizi, e cercò di darle spazio con le sue parole, per rendere feconda e felice una vita costellata di imperfezioni . A guidarlo fu una passione assoluta, diventata la sua ragione di vita: la poesia . E noi ?   Qual è la passione in grado di farci sentire vivi in ogni fase della nostra esistenza? Quale bellezza vogliamo manifestare nel mondo, per poter dire alla fine: nulla è andato sprecato?"                 
Scrive ancora D’Avenia: “Leggere ciò che un altro uomo ha scritto è entrare in relazione epistolare con lui: lui ci scrive, noi, a distanza di migliaia di ore, rispondiamo. La poesia è un messaggio in bottiglia, che vive della speranza di un dialogo differito nel tempo. Questo è stata per me, adolescente naufrago nella sua stanza, la poesia di Leopardi. Leopardi mi ha insegnato ad accostarmi alle età della vita con parole precise, rendendole così reali e abitabili, e mi ha aiutato a trovare gli strumenti dell’arte del vivere quotidiano in ogni tappa dell’esistenza, identificando il fine per cui esiste e la passione felice che deve attraversarla e guidarla”.

Sono venuta a conoscenza dell’esistenza di Alessandro D’Avenia grazie al passaparola: scrittore, sceneggiatore ma anche e soprattutto insegnante di lettere, latino e greco in un liceo di Milano. Guardando su youtube i vari video che lo riguardano, ho notato una costante: è seguito da moltissimi adolescenti (e non solo). La riflessione che mi è sorta spontanea è la seguente: “Perché questo professore attira così tanti ragazzi?" Nelle sue conferenze o interviste parla spesso di Dante, Omero, Leopardi, Dostoevskij …autori che nell’accezione comune sono ritenuti spesso noiosi, lontani … che cosa allora suscita tanto interesse? Perché i ragazzi sono disposti a fare ore e ore di fila anche solo per avere da lui un semplice autografo? L’arte di essere fragili è anche un racconto teatrale che D’Avenia sta portando in giro per l’Italia; lo spettacolo è gratuito e c’è la possibilità di prenotare on line i biglietti che però vanno letteralmente a ruba… Perché?
Una possibile risposta in questo video:


“ La letteratura prima che fare interrogazioni serve a fare interrogativi. E a vivere meglio “.     Alessandro D'Avenia






venerdì 21 ottobre 2016

HACHIEMON OVVERO HOKUSAI E LA SUA ARTE



“ Mia sorella Giuse aveva intuito da subito
il valore spirituale dell’opera di Hokusai
e mi rimproverava spesso di non averne ancora scritto.
Finalmente lo ho fatto ”


Queste le parole con cui Bruno Gallotta - uno dei massimi esperti di arte giapponese -  apre il suo libro dal titolo: “ La bella storia di Hachiemon e della sua arte. Ovvero: una nuova lettura di Hokusai ”.

Ci sono persone più sensibili di altre che riescono a vedere il bello e a cogliere potenzialità che appaiono nascoste ai più; a queste persone appartiene senz’altro Giuse, sorella di Bruno Gallotta che non solo ha intuito il valore spirituale dell’opera di Hokusai, come dichiarato nelle frasi della dedica a lei rivolte, ma ha intuito anche che, la capacità del fratello di comprendere a fondo e tradurre in parole i messaggi celati nelle immagini del grande maestro giapponese, portava a qualcosa di originale e innovativo; E come spesso avviene di fronte ad un talento, gli animi più sensibili sentono il bisogno di condividerlo e lo spingono a disvelarsi affinché anche altri possano godere della gioia che deriva dall’arricchimento interiore che persone appassionate e di forte spessore culturale e spirituale sanno sempre trasmettere…





Nel libro di Bruno Gallotta: “La bella storia di Hachiemon e della sua arte. Ovvero: una nuova lettura di Hokusaivengono raccolti i frutti di una personale ricerca sul grande pittore e incisore giapponese Katsushika Hokusai  (Edo 1760-1849) le cui opere sono state fonte di ispirazione per molti artisti europei del XIX secolo.
Lo studioso lodigiano, con un linguaggio comprensibile,coinvolgente e appassionato, ci guida in un’affascinante e inconsueta rilettura delle opere di Hokusai calandole nel loro contesto storico e socioculturale, determinante per la loro comprensione, e passo passo, seguendo l’evoluzione del pensiero, della tecnica, della sensibilità espressiva di Hokusai,  ne delinea il cammino umano e spirituale.
Il merito di Gallotta sta nell’aver osservato, per la prima volta, le opere di Hokusai attraverso la lente della spiritualità ed aver fatto emergere l’intento educativo oltre che estetico del grande artista. Per Gallotta il grande maestro era convinto che l’arte potesse fare ben di più che decorare le sale dei templi o delle case; sapeva che l’arte poteva  essere usata come straordinario strumento di comunicazione ed educazione e ci teneva parecchio al fatto che la via del disegno e della pittura venisse intrapresa da molte persone: ecco perché mise a disposizione di tutti le sue nozioni, le sue intuizioni e gli abbondanti frutti della sua personale ricerca.
Con la sua arte Hokusai ha insegnato ai suoi seguaci tutto e di più ma soprattutto – continua Gallotta -  li ha portati ad apprezzare il bello e attraverso il bello li ha condotti alla contemplazione del creato, operazione questa, che porta istintivamente alla ricerca del Fattore Primo di tante meraviglie.
Ma come parlare di Dio ai chònin, persone che appartengono ad una cultura essenzialmente laica e godereccia? A persone che poco spazio concedono a immagini sacre e libri impegnativi? E’ qui che l’arte di Hokusai raggiunge i massimi livelli ed è di Gallotta il merito di aver intuito il messaggio del maestro che attraverso immagini di vita quotidiana, vicine quindi alla gente e alla loro vita reale, dona ai suoi contemporanei - ma anche all’umanità intera- il primo trattato di teologia fatto di sole immagini graficamente affascinanti per la loro levità e leggerezza (nonché bellezza) ma simbolicamente ricche di contenuti teologici.

E’ su questi contenuti simbolici che Gallotta  invita a soffermarci e ci guida alla loro scoperta non solo attraverso la lettura del suo libro ma anche con una splendida mostra visitabile alla Biblioteca Comunale Passerini-Landi di Piacenza fino al 29 ottobre, allestita per celebrare i 150 anni di relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone. 





La mostra  dal titolo “ Hokusai 100 vedute del Fuji. Cento modi di parlare di Dio senza mai nominarlo” è un percorso curato dallo stesso Gallotta che si snoda in tre momenti:un percorso semicircolare  esterno e poi interno dove si può ammirare una raccolta di tavole considerate da molti esegeti il capolavoro nonché il testamento spirituale del grande pittore e incisore giapponese Katsushika Hokusai  accompagnate da alcuni commenti scritti che ne facilitano la comprensione, e un percorso centrale dove, all’interno di teche, sono conservati alcuni oggetti di artigianato giapponese e alcuni testi originali dell’ artista.
E’ disponibile anche un testo esegetico dello stesso Gallotta che accompagna le tavole delle 100 vedute del Fuji.




 


Inoltre Venerdi 28 ottobre alle ore 17.30 nel salone Monumentale della Biblioteca Comunale Passerini-Landi il professore Bruno Gallotta presenterà il suo libro “La bella storia di Hachiemon e della sua arte” . In questa occasione il professore farà omaggio, a chi ne fosse interessato, del libro stampato in 100 copie autografate dall’autore.
Una rara occasione per poter apprezzare una persona appassionata, sensibile e dalla straordinaria preparazione e competenza.





Chiudo con questa immagine tratta dal secondo volume delle 100 vedute del Fuji :  



E’ l’immagine di apertura del libro e illustra un uomo intento a svuotare un pozzo per rendere possibile la pulizia delle tubature ad esso collegate e che riforniscono d’acqua il villaggio. Alle sue spalle troneggia la sagoma del Fuji.

Per un praticante zen, la sola didascalia “Pulendo il pozzo:Funi”  è già molto eloquente: significa per lui che, per organizzare la sua vita in modo corretto, onde poter farvi entrare il Fuji (che nell’ambiente monastico è molto usato come metafora di una vita vissuta con rettitudine, secondo gli insegnamenti degli antichi maestri) deve prepararsi realizzando il vuoto interiore e lo fa quotidianamente sedendo in meditazione.

Hokusai si rivolge però ad un pubblico molto più ampio ed eterogeneo, e con questa stampa, attraverso simbologie ben precise, il maestro sembra suggerire “come” e “cosa” si deve fare per far apparire Dio nella propria vita: la pulizia del proprio pozzo interiore dall’egoismo, dai pregiudizi, dalle passioni e da tutto quanto lo ingombra ; ma Gallotta aggiunge un’ulteriore interpretazione invitandoci a compiere lo svuotamento del pozzo anche nei confronti dei nostri pregiudizi o anche semplicemente del nostro vecchio bagaglio di nozioni interpretative dell’arte dato che solo facendo così queste immagini si disveleranno in tutta la loro bellezza e sapranno essere assai generose rivelando molto più di quanto possano fare ad un’occhiata frettolosa…







…credo che Hokusai debba essere considerato uno tra i più grandi artisti mai vissuti al mondo in tutti i tempi.
Bruno Gallotta





..utilizzare al massimo il potere dell’occhio, significa esercitarsi nel pensiero più profondo…

Sakendò (l’uomo del vino) 1820
dalla premessa all’ Hokusai Soga- schizzi veloci di Hokusai




PS: per ulteriori informazioni o contatti con il prof Bruno Gallotta potete scrivere a:  associazione.dogo@gmail.com












 

NOTE

Per eventuali commenti e/o contatti con l'Autore: mail.latelier@gmail.com

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