lunedì 18 novembre 2013

WILD





"Qualche anno fa ho avuto un inverno difficile. Ora non mi pare importante ricordare l’origine di quel male. Avevo trent’anni e mi sentivo senza forze, sperduto e sfiduciato come quando un’impresa in cui hai creduto finisce miseramente  [ …] In quel momento immaginare il futuro mi sembrava un’ipotesi remota quanto quella di mettersi in viaggio quando hai la febbre, fuori piove e la macchina è in riserva sparata. Avevo dato molto, e dove stava la mia ricompensa? Passavo il tempo tra librerie, negozi di ferramenta, l’osteria davanti a casa e il letto, a contemplare il cielo bianco di Milano dal lucernario. Soprattutto non scrivevo, che per me è come non dormire o non mangiare: era un vuoto che non avevo mai sperimentato. In quei mesi i romanzi mi respingevano, ma fui attratto da storie di persone che, per rifiuto del mondo, avevano cercato esperienze di solitudine nella natura...




... così nacque in me il desiderio di andare … 



Non era tanto un bisogno di partire, quanto di tornare; non di scoprire una parte sconosciuta di me quanto di ritrovarne una antica e profonda, che sentivo di aver perduto…"

All images via Pinterest




Testo tratto da  “Il ragazzo selvatico" di Paolo Cognetti, Terre di mezzo editore, 2013



Gioia di cantare come te, torrente;
gioia di ridere
sentendo nella bocca i denti
bianchi come il tuo greto;
gioia d’essere nata
soltanto in un mattino di sole
tra le viole
di un pascolo;
d’aver scordato la notte
ed il morso dei ghiacci.
Antonia Pozzi “Acqua alpina”



Un caro saluto a tutti



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